"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

mercoledì 30 gennaio 2013

Un Master sui beni confiscati intitolato a Pio La Torre





Un Master sui beni confiscati intitolato a Pio La Torre

Per formare dei giovani professionisti in grado di gestire i beni e le aziende confiscate alla mafia

In Italia esiste un patrimonio che rischia l’abbandono: ville, aziende, case e terreni edificabili. Sono quei beni confiscati alle mafie e condannati al degrado dalla burocrazia.
Bologna, profondo sud, dove fino a pochi anni fa la mafia “non esisteva”: è proprio qui che si è dato vita al primo Master Universitario annuale in gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie, intitolato a Pio La Torre.
S’inserisce in quel percorso portato avanti in questi anni dalla Prof.ssa Stefania Pellegrini, docente di Mafie e Antimafia e direttrice del Master, e dalla sua cattedra. Negli ultimi due anni ha dato vita ad un laboratorio di giornalismo, coordinato da Gaetano Alessi (Premio Fava 2011) che insieme ad alcuni studenti hanno realizzato due dossier sulle mafie in Emilia-Romagna. (scaricali qui)

Oggi in Emilia Romagna dei 110 beni confiscati negli ultimi sedici anni, solo 55 sono stati destinati e assegnati.
Si tratta di un tesoro confiscato alle mafie che non viene riutilizzato per problemi burocratici o per mancanza di risorse e di competenze adeguate.
Il Master in oggetto si propone di formare professionalità in grado di gestire un bene o un’azienda dal momento della custodia a quello della confisca, per poi divenire oggetto di una richiesta di assegnazione a fini sociali e ritornare a produrre una ricchezza “sana”, diversamente da come accadeva quando era di proprietà delle mafie.

Al Deputato siciliano, Pio La Torre, si deve la proposta di una legge che ha introdotto il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso all’interno del nostro codice penale ed ha indicato la confisca dei beni ai mafiosi come uno tra gli strumenti più efficaci di contrasto alla criminalità organizzata.

Il 30 aprile 1982, Pio La Torre viene ucciso da Cosa Nostra, ma per l’emanazione della legge n. 646/1982, cosiddetta “Rognoni-La Torre”, si dovranno attendere ancora quattro mesi ed un’altra morte, quella di Carlo Alberto dalla Chiesa, Prefetto di Palermo. A completare il percorso ci penseranno la legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati, il 7 marzo 1996, voluta fortemente dall’associazione Libera e l’istituzione dell’Agenzia nazionale (istituita con d.l. 4/2010), che si occupa dell’amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie.

Il Master è rivolto soprattutto a professionisti che vogliano rivestire il ruolo di amministratori giudiziari di beni e/o aziende confiscati alla criminalità organizzata, funzionari e/o dipendenti di Enti Locali.
Il Master, che si concluderà a luglio, è iniziato lo scorso 23 novembre ed ha visto salire in cattedra, alla prima lezione, oltre che la Prof.ssa Stefania Pellegrini, anche il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri ed il Dott. Antonio Nicaso. Come si dice, chi ben comincia è a metà dell’opera. 

giovedì 24 gennaio 2013

30 Gennaio, con Raffaele Cantone



30 gennaio 2013
ore 18:30, Palazzo Malvezzi
sala armi, via zamboni 22     

IL CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA:
da “coppola e lupara” ai colletti bianchi

Incontro tra il magistrato Raffaele Cantone e gli studenti 

Coordineranno: 
Salvo Ognibene Dieci e Venticinque/I Siciliani giovani e 
Silvia Rigo coordinatrice RETE NoName Antimafia in movimento


Per ulteriori informazioni potete visitare il sito www.retenonamebologna.wordpress.com oppure scrivete all'indirizzo mail noname.bologna@hotmail.it. Pagina facebook “Rete NoName – Antimafia in movimento (Bologna)

mercoledì 16 gennaio 2013

Capitano Ultimo: buona visione, anzi buona lettura



Insulti, critiche, promesse di querele ancor prima che il libro di Benny Calasanzio venisse pubblicato. "Capitano Ultimo. Il vero volto dell'uomo che arrestò Totò Riina" non è un libro contro Sergio De Caprio, alias "Ultimo” ai tempi del Ros. E' un libro che parte da "Ultimo" ma si allarga in tante vicende fino a scivolare nella trattativa Stato-mafia, o meglio nelle “trattative”.

Cos'è successo realmente quel 15/01/1993 ? L'arresto più eclatante della storia, quello con più polemiche, tanti dubbi ed una sola realtà. Il capo dei capi messo faccia a terra da Ultimo, viene arrestato. E' finita. L'operazione "belva" è conclusa.
8/01/1993 Balduccio Di Maggio, incensurato, trovato con un paio di pistole non denunciate, viene fermato per un normale controllo e, trattenuto in Caserma, chiede di parlare con il Gen. Delfino (si proprio quello rinviato a giudizio con l'accusa di concorso nella strage di Piazza della Loggia e condannato per truffa aggravata nel "sequestro Soffiantini").
No, non siamo a Palermo, siamo a Novara. Una settimana dopo l'uomo che dichiarò guerra allo Stato verrà arrestato e la perquisizione di rito, in questo caso prioritaria, viene effettuata 18 giorni dopo, il 2/02/1993. Provenzano invece verrà arrestato 23 anni dopo.

Date, tante, e persone, poche, che si legano tra di loro, ed una verità, quella dei rapporti ufficiali, che viene messa in dubbio da affermazioni, smentite, fatti, "casualità".
Un libro che porta alla luce, responsabilità mai indagate prima, nascoste fino ad oggi dietro le figure di Mori e De Caprio.
Un libro che chiede verità e pone interrogativi.
Offre un ritratto interessante del "Capitano Ultimo", l'ultimo tra gli ultimi con tanto di stimabilissimi progetti di solidarietà ed un passato tra grandi certezze e forti dubbi che forse è bene non leggere in correlazione tra loro ma considerarli singolarmente, come in una corsa a tappe dove alla fine non si giunge da nessuna parte.

Nessuna vittoria e niente premi ma un nastro d'arrivo da tagliare ed un traguardo raggiunto.
E' bene ritrovare la memoria per questo paese e capire che quel peccato non troppo originale che oggi ci portiamo dietro ha ancora troppe lacune ed una certezza: la fine delle bombe, l'arresto di Totò Riina e la totale sommersione di Cosa Nostra negli ultimi vent'anni.

Ultimo, eccellente investigatore a Milano, pessimo ma con ottimi risultati a Palermo si trova "casualmente" nella provincia "babba" di Nitto Santapaola, arrestato, dopo una serie di “strani” avvenimenti, a Mazzarrone, in provincia di Catania.
Troppi interrogativi che compongono un grande disegno, una trattativa accertata e di cui probabilmente, Ultimo, a sua insaputa, ne raccoglie i risultati.
No, non è il Raul Bova che avete visto nella miniserie prodotta dalla famiglia Berlusconi,è un altro Ultimo, quello vero, quello che ancora una volta non vedrete probabilmente nella prossima miniserie televisiva, la quarta, "L'occhio del falco". Chissà se riusciremo ad arrivare ad una verità vera, di certo questo libro è un buon inizio per provare a cercarla.

Buona visione, anzi, buona lettura.

Qui la scheda del libro e dove acquistarlo
http://www.ibs.it/code/9788874249695/calasanzio-benny/capitano-ultimo-il-vero.html

mercoledì 2 gennaio 2013

Ri-costruire l'anti-mafia: cinque punti per la dignità



Il primo post su questo blog non può che essere un augurio.
L'augurio di iniziare questo nuovo anno nel migliore dei modi e con una speranza.
La speranza di vedere realizzati i cinque punti per Ri-costruire l'Antimafia degli amici del Gruppo Antimafia Pio La Torre
1) Riforma dell’articolo 416ter per punire il reato e la pratica dello scambio del voto, non solo quando si riscontra una dazione di denaro in cambio del voto, bensì anche quando lo scambio avviene attraverso qualsiasi altro mezzo (materiale o immateriale, una semplice promessa)

2) Così come richiesto da Libera, chiediamo la posta in essere effettiva delle Convenzioni Internazionali in materia di lotta alla corruzione, se non approvate durante questa legislatura, ma soprattutto la confisca dei beni ai Corrotti, cos’ come disposto dalla Finanziaria 2007. Non c’è bisogno di aggiungere altro: lo scandaloso esempio di questi tempi da solo dimostra l’urgenza di una convergenza di tutte le forze politiche che abbiano a cuore la nobiltà della politica stessa.

3) Miglioramenti effettivi nell’iter di confisca e riassegnazione dei beni confiscati alla Mafia, in modo da non dover attendere decine di anni prima di far ripartire un’impresa confiscata, facendo perdere il lavoro a persone oneste, rendendo improduttivi terreni e piantagioni oppure lasciando deperire macchinari ed impianti fino a raggiungere l’obsolescenza. Gli esempi possono essere Commissari Straordinari con competenze nel settore della gestione dell’azienda confiscata responsabili non di dismettere l’azienda stessa, quanto piuttosto di farla rimanere sul mercato per poter competere durante il - lungo - periodo del sequestro. In questo modo verrebbero fatti salvi anche i diritti del titolare dell'azienda che, anche una volta provata la sua estraneità alle accuse, non dovrà ripartire da zero ma potrà proseguire da dove aveva interrotto il suo cammino imprenditoriale.

4) Un’anagrafe dei beni confiscati che non si limiti a segnalare l’assegnazione dei beni o lo stato di questi, ma che dia conto del lavoro di chi ha in gestione questi beni pubblici. Anche l’antimafia deve avere un rigore morale e formale, che conformi l’attività svolta nei beni confiscati alle mafie secondo le best practices dei vari settori, dal sociale all’imprenditoriale.

5) Sgravi fiscali per gli esercenti del settore della ristorazione che si impegnano a tenere una percentuale minima di prodotti (accuratamente certificati) provenienti dai terreni confiscati alle Mafie; con l’impegno di estendere i suddetti sgravi in futuro a tutti gli altri settori che si potranno avvalere, per lo svolgimento della propria attività economica, dei prodotti provenienti dai terreni e dalle imprese confiscate. Non si tratta di aiuti di Stato alle imprese, si badi bene. È un aiuto dello Stato a sé stesso, per sconfiggere anche economicamente la criminalità organizzata e responsabilizzare, attraverso una logica di mercato – cosa che si confà certamente all’impostazione dell’Unione Europea – gli imprenditori del settore ad una più ricercata selezione dei prodotti. Sono misure concrete, che potrebbero dare il segno che c’è una politica migliore oltre il marcio che l’ha ricoperta in questi anni. Piccoli passi per riprendersi uno spazio di pubblica discussione ormai lasciato a qualche talk-show e all’infotaimentRitornare a discutere di Politica, a fare Politica è ancora possibile. Partire da una base comune crediamo possa essere un buon inizio.


Associazioni e singoli possono aderire all appello inviando una mail all'indirizzo cinquepuntiantimafia@gmail.com
Twitter hashtag: #CPD (cinque punti per la dignità)